martedì 30 giugno 2009

Coming soon

Buongiorno amici.

Oggi vi diamo una comunicazione di servizio. Le matite del capitolo due sono terminate. Purtroppo, il nostro prode disegnatore è fuori Italia per lavoro, quindi non potrete vedere l'episodio prima di fine luglio.
Appena sarà possibile, sarà pubblicato sul blog, in un allegro pdf.

Intanto, il caro Pau ha tirato fuori la sceneggiatura del terzo capitolo. Al più presto leggerete anche questo. A Novembre, poi, saranno stampati entrambi gli episodi nuovi e chi vuole potrà richiederli agli autori.
Ora vi lasciamo. Il Lonzo che vi guarda storto, qua sopra, vi augura un buon martedì.
Sempre che ci leggiate di martedì, naturalmente.

martedì 23 giugno 2009

Fate Pena!

Bentornati all'ascolto della mejo radio del mondo!

(La nostra, ndr)
(Meglio precisare dato che fraintendere è molto facile, ndr)

Oggi torniamo ad occuparci di Fate Pena, straccioni!, una storia di cui vi ha già parlato il Vinci, QUI.
Nell'estate del 2007, poco prima di cominciare con le prime tavole di RadioPunx, gli autori decisero di testare le fisionomie dei personaggi in una storia ambientata ai giorni nostri.
Otto tavole che poi furono pubblicate sul numero 7 della nuova serie di Macchie d'Inchiostro, rivista ufficiale dell'Associazione Culturale Chine Vaganti.
Finora ve ne abbiamo mostrato solo una vignetta (e una matita, quella qua sopra), ma oggi vogliamo rovinarci.
Ve la mostreremo tutta!
(E qua siamo sicuri che voi, pubblico a casa, vi siete alzati in una standing ovatiooon standing ovatioooon per noi, ndr)

Basta che clicchiate qua sotto, sul titolo della storia in corpo 16

martedì 16 giugno 2009

Il numero uno

Buongiugno, amici radiopunkici.

Oggi ci chiede la parola lo sceneggiatore.
Dopo attenta analisi, abbiamo deciso di non dargliela, e di mandare in onda un pezzo degli Abba.












Scherzavamo.
E poi gli Abba ci fanno ca'a, come direbbero gli amici toscani.
Eccovi il suo (speriamo breve) intervento.

"Stasera ho letto un pezzo di Michele Medda sul blog della sua nuova miniserie, Caravan.
Miniserie, tra parentesi, il cui primo numero mi è piaciuto un be', come direbbero gli amici tattaresi (eh si, oggi ce l'abbiamo con gli amici di ovunque... anche con quelli di maria).
Comunque.
Trattasi di intervento sul making of del primo numero di Caravan.

Leggendolo, ho pensato al making of del primo capitolo di RP.
Che poi, mi sa, non ve l'ho mai raccontato.

Più o meno due anni fa ho perso quello che potenzialmente poteva essere il lavoro della mia vita. Non mi sono abbattuto, da ottimista ho subito pensato che avrei trovato qualcosa di meglio.
Sono così ottimista che lo penso ancora oggi, pensate!

Da bambino, quando mi chiedevano cosa volessi fare da grande, dicevo che avrei fatto il veterinario.
Non era vero, naturalmente. Volevo fare il fumettista, solo che non sapevo esattamente cosa dovessi fare per diventarlo. Eppoi, mi vergognavo di ammetterl0 con i grandi. Mi avrebbero chiesto spiegazioni, se mi diceva bene. Se mi diceva male, mi avrebbero preso in giro. E dato che già mi prendevano in giro perché a pallone ero un seghino, preferivo non aggiungere benzina al fuoco delle presepercu'.
E poi, gli animali fanno tenerezza a (quasi) tutti. Zagor no.

Ma sto divagando.
Quel giorno di due anni fa, appena ho capito di essere disoccupato, ho rimesso mano ad un vecchio progetto a fumetti, nato più o meno cinque anni prima.
Ho ripreso anche in mano gli ultimi libri che mi mancavano alla laurea, certo, ma dopo. Non era la mia priorità (seeeeee).
Per la cronaca, la laurea non è in veterinaria, ma in qualcos'altro. Non ve lo dico sennò mi prendete in giro. No, non è in geologia, comunque.

Prendo in mano il progetto.
Lo rivolto come un calzino. Aggiungo alcune once di esperienza, cultura e balle varie che ho faticosamente guadagnato nel frattempo.
Lo stesso frattempo che mi aveva convinto di non essere il genio onnipotente che pensavo. Di non essere l'autore completo che speravo. Lo stesso frattempo che mi ha fatto capire che a scrivere mi diverto di più.
E mi riesce meglio.
Dicevo.
Scrivo, accorcio, allungo, taglio di qua taglio di là, propongo al Jean di disegnare, lui accetta.

Ora c'è da scrivere il primo numero.
Oddio.
Panico.
Come cazzo si fa?
Perchè ho scelto episodi da 12 pagine?
Perché ho scelto di raccontare la storia di una NUMEROSA band?
Non potevo raccontare di un UNICO E SOLITARIO giocatore di golf?
No no, e poi odio le wolkswagen, al contrario del disegnatore.

Mi metto al lavoro, dovendo risolvere, nell'ordine, questi problemi:
  • trovare un attacco che inviti a proseguire la lettura;
  • presentare sette -sette! in dodici pagine, perdio!- personaggi;
  • dare l'avvio al plot principale, alla trama orizzontale o chiamatela come vi pare;
  • trovare un subplot perlomeno interessante per il primo capitolo;
  • trovare il modo di accennare caratteristiche salienti del carattere di ognuno dei sette -sette! in dodici pagine, perdio!- personaggi;
  • chiudere col classico punto interrogativo per invogliare la lettura del numero 2;
  • chiudere in maniera degna il subplot dell'episodio;
  • resistere alla tentazione di mettere dentro donne tettalvento e scene di sventramento di politici famosi.
Devo ammettere che è stata durissima, ma quando ho avuto la sceneggiatura in mano ero soddisfatto.
Non di tutto, certo.
So cosa state pensando ma, come diceva Proietti, col caschio che vi dico di cosa non sono soddisfatto!
Non ero del tutto soddisfatto ma mi sentivo bene con me stesso.
Per la prima volta nella mia vita, ho pensato che alla fine avrei potuto farlo davvero, il veterinario."

p.s.: Il Lonzo a centro pagina è opera dello sceneggiatore, non si tratta di un'improvvisa regressione artistica del disegnatore!

mercoledì 10 giugno 2009

Anatomia di una cover

No no,non abbiamo intenzione di spiegarvi come rendere al meglio un pezzo di Bo Diddley fatto in saletta.
Intendiamo cover fumettisticamenteparlando: copertura, copertina, prima pagina, ecc.

Amici RadioPunxisti, oggi vi parliamo della copertina del primo numero del nostro fumetto e di come si sia arrivati al capolavoro definitivo che potete osservare qua sotto.
Tutto è iniziato molti mesi prima.

Davanti ad un tavolino pieno di speranze, i nostri eroi decisero di dare alla loro creatura la forma di un'autoproduzione d'altri tempi.
Qualcosa che puzzasse di carta, inchiostro e sudore. Decisero di inserirsi nel solco di tanti, gloriosi fumetti del passato che si avvalevano di fogli fotocopiati (a volte fotocopiati male!) per raccontare emozioni di tutti i tipi.
Fotocopie siano, dunque.
Ma di qualità. Scovato uno strepitoso negozietto e fatte alcune prove, i nostri trovarono la qualità che cercavano con delle ottime laser. Neri pieni, nessuna sbavatura.
E prezzo contenuto, che si sa che i nostri eroi sono dei taccagni di prima categoria.

A questo punto serviva la copertina. Doveva essere semplice, d'impatto, sfruttare il bianco e nero e valorizzarne la carica emozionale.
A questo punto fu lo sceneggiatore a proporre qualcosa. Questa.
Come potete facilmente notare se non siete analfabeti, la storia doveva essere divisa in sei parti invece che in otto. Poveri illusi!
La cover aveva un non so che di marveliano (o meglio, lo so "che": la linguetta sulla parte superiore sinistra), ma piacque abbastanza sia al disegnatore che ai soci dell'Associazione Chine Vaganti, a cui fu mostrata in anteprima.
L'impatto era buono, e lo sceneggiatore da parte sua pensava -e pensa ancora- che puntare l'attenzione su uno dei personaggi fosse cosa buona e giusta, dato che la storia è corale e si basa proprio sulle vite dei protagonisti che incrociano la vita della nostra radio.

A questo punto l'architettura grafica era decisa. Di lì a poco il disegnatore disegnò, così come si deduce dal suo mestiere. Disegnò l'immagine di copertina. Lo sceneggiatore/grafico si mise al lavoro e terminò la cover.

Dalle espressioni delle persone che hanno avuto in mano l'albetto dobbiamo dire che l'impatto della cover era davvero buono. L'espressione era di curiosità.
Visto il numero di lettori del n.1 che ci chiede quando uscirà il n.2, supponiamo (e speriamo) che anche l'impatto della storia sia stato lo stesso.

Intanto, i nostri eroi stanno lavorando alla seconda cover.
Hanno già scartato l'idea di farne cinque diverse e di tirare milioni di copie, tipo X-Men n.1 di Chris Claremont e Jim Lee. Anche perché si chiedono a cosa cazzo possano mai servire 5 copertine diverse (a parte vendere cinque copie dello stesso fumetto allo stesso nerd, of course).

Restate in linea!