mercoledì 14 novembre 2012

Ci sono molti modi [ovvero Come raccontare Lucca 2012]

Ci sono molti modi per scrivere il resoconto dei giorni di Lucca Comics & Games, ma a noi vengono fuori sempre fogliate intrise di nostalgia e romanticismo, un po' Paolo Limiti un po' Julio Iglesias.
Nei giorni scorsi abbiamo pensato a quale fosse l'approccio meno patetico, o stucchevole.

Ma, cazzo, non l'abbiamo trovato.
Quindi, ciucciatevi 'sto frullato di ricordi vari, che seguono il rigoroso ordine logico del Garage ermetico di Moebius.

Dall'1 al 4 novembre noi di RadioPunx abbiamo animato uno spazio microscopico, proporzionale alla nostra stima per i deputati leghisti, alla Self Area di Lucca Comics & Games. Questo qua sotto


Roba che se ti stiracchiavi era violenza carnale verso quelli dell'altro stand.
Vicino a noi c'erano i ragazzi/e de La Trama, i fumettogiornalisti di Mamma! e i padri putativi di Gesù, Daniele e Stefano, con i quali (ciao ragazzuoli!) si è creato da subito un bel clima. Sarà stata la scrotoclastia del montaggio stand o la comune voglia di vivere al meglio la chermesssss, vai a saperlo.

Gestire uno stand in due -per quanto minuscolo come il nostro- è stato tutt'altro che semplice. Ricordo un pomeriggio pieno di sonno, nel quale salutammo l'apparizione di un caffè con sambuca con lo stesso, genuino stupore con cui i pastorelli di Fatima si prostrarono alla Madonna.

Ma che ci volete fare? Siamo gente che si fa 260 km per arrivare a Golfo Aranci, salire su una nave, accomodarsi in una cabina dotata di cesso pulito da Aleandro Baldi, sbarcare e  farsi altri 50 km per arrivare in una città dove in giro trovi più Naruto che fruttivendoli. Non siamo normali, come  testimoniano le espressioni qua sotto, frutto di QI evidentemente inferiori alla media


Alla media di un circolo di Amici di Ezio Greggio, eh, non di persone normali con un lavoro serio e un senso dell'umorismo passabile.

Ma dicevamo.
Siamo gente che passa dieci ore a parlare con gente che non incontrerà più nella vita e le restanti dieci a stringere o riallacciare rapporti che a Lucca sembrano più profondi che altrove.
Quattro ore, se permettete le dormiamo. E fatevi anche un po' i cazzi vostri, bah.


Siamo gente che, come nei peggiori stereotipi sui sardi, carica il cofano di mirto e pani guttiau per dare da bere agli assetati e da mangiare agli affamati. Assetati e affamati, bisogna dirlo, che rispondono all'appello con entusiasmo (e qua partirebbe il giro di brindisi con King Simon, vecchia anima di Self Comics).
Citazione particolare per la nidiata di autori Bonelli che hanno bevuto il mirto e preso Radio Punx per merito di quel granduomo di Luca Usai e del suo compare Lillo.


Ma dicevamo (e due).
Siamo gente che per quattro anni scrive e disegna tra mille difficoltà un libro in cui crede, siamo gente che attende speranzosa la mail di editor forse interessati, siamo gente che si desertifica il conto in banca per stamparselo da sé, 'sto benedetto libro.
Perché a quella storia dobbiamo tanto, e quella storia ha il diritto DOVERE di farsi leggere da chicchessia.
Chi. Che. Sia. Era un patto che avevamo fatto con la nostra storia, e i patti con le storie vanno mantenuti.

E poi, last but not least, siamo gente che si commuove quando qualcuno, dopo aver comprato il libro il primo giorno di Fiera, torna -a stand ormai sbaraccato- per congratularsi.

Sniff. Emozioni alla Mario Merola.


Perché, al netto delle inevitabili rotture di rognoni, i giorni di Lucca 2012 sono stati bagnati e bellissimi, pieni di storie, chiacchiere, cecina, mirto e birre al Peschino.
Giorni cosparsi di gente interessante e discorsi oziosi o deliranti, tipo quelli che qua sotto iniziano dal minuto 2:04



A parziale discolpa dello sceneggiatore, vi diciamo che prima di venire cooptato per l'interviù era rimasto seduto al bar  per almeno un'ora e mezzo.

E ora un giro velocissimo di ringraziamenti, misto saluti e ammissione di incompletezza.

Grazie pertanto (uuuh, che congiunzione poco utilizzata) a Matteo, che ci ha dato una mano gigante allo stand. A Cesare e Simona, che hanno fatto il viaggio con noi portando in Fiera un libro bellissimo di un autore eccezionale. All'altro isolano Simone, che ogni volta è come la prima volta. Ad Andrea, Luca U e Pier che hanno reso Radio Punx molto più bello (Luca G., poi, ci ha fatto un regalino che levati)...  A Giuseppe, che ci ha accolti nella sua grande famiglia (ancora grazie!). A Emiliano, Bruno e Marco, del sempre presente clan sardo in Garfagnana. Ad Alessandro, con il quale era iniziato tutto, 5 lunghissimi anni fa. Al Pieruccini e a Jacopo, che ci fanno sentire a casa. A Checco, il talentuosissimo Lorenzo e agli altri mammaiuti, ai ragazzi della Damage Comix e di Sonnambulo, a Samoa Elena e Lucia, ai nuovi Tessitori di Sogni... e poi alla deliziosa Banda delle Polpette che, assieme alle Please don't tag, ci hanno regalato la serata più divertente barra paradossale del mazzo.

Ah, già.
Un ultimo ringraziamento, sentito, va ai 128 umanoidi che hanno comprato il libro. 
G R A Z I E.
Vi vogliamo bene, davvero, non lo diciamo solo per i soldi, mica siamo così gretti.
Anzi no, un momento. Lo siamo.

4 commenti:

Simone ha detto...

L'onesta nel fare.
Nel parlare e nel vivere.

Ormai è sempre più rara.
Vi vedo una volta l'anno e forse anche per questo è sempre un onore.
Vi vogghiu bene!

S.

andrea ha detto...

Ciao sono il Franzo, vi auguro di far bene, perchè il prodotto è un bel fumetto e perchè vi siete dimostrati simpatici e alla mano oltre che bravi.
A presto
Andrea (il Franzo)
ps:io sono il numero 64! ahahahah

Jean Claudio ha detto...

No beh... Il mio scrittore sa scrivere e sa far emozionare. Tanto di cappello per questo post! Naturalmente Andre parla anche per me: ho vissuto e condiviso appieno tutte le emozioni che Andrea ha raccontato in queste righe. Radio Punx meritava questo libro, questo stand, questo viaggione, quei mesi passati a disegnare mentre il testo della popolazione sarda era al mare... Meritava voi! Grazie a tutti!

Unknown ha detto...

M grazie a voi, da uno dei 128 umanoidi fortunati possessori di Radio Punx. Umanoide83, per essere precisi.
La storia doveva essere raccontata, e adesso deve essere diffusa. Che si ha tutti bisogno di un'emozione in più.
Ma non sedetevi troppo, che ne attendiamo di nuove.